venerdì 11 novembre 2016

La biologia e il senso della malattia - vol. 1

«Cosa ha forgiato il mio carattere? La storia della mia vita. [...] Ci sono persone Che restano bloccate sul versante emozionale e altre che vengono sommerse dalle emozioni. Il bisogno di forgiare il proprio carattere può manifestarsi in un modo o nell'altro. [...] La malattia risponde a un messaggio

Non necessariamente a "qualcosa che non va", ma semplicemente a un messaggio. Partendo da questo assunto, il medico generico Gérard Athias analizza, nel primo volume de La biologia e il senso della malattia le radici emotive e animiche della malattia intesa come "manifestato" di un nodo interiore da risolvere.
Dopo aver definito che cosa sia la malattia («l'espressione di un conflitto, di uno stress all'interno di uno spazio biologico»), Athias passa in rassegna i vari tipi di cancro sino a giungere all'esposizione della teoria riguardante il progetto inconscio dei nostri genitori (e dei genitori dei nostri genitori): in tal senso la malattia assume le caratteristiche di una risposta data a una domanda che ci lascia spesso senza parole, in quanto non è stata posta da noi, in questa vita - ma da persone che su di noi hanno proiettato desideri, timori, irrisolti e conflitti. In quest'ottica, ecco che la consapevolezza - la capacità coraggiosa di scrutare all'interno della nostra psyche - diviene fondamentale per la risoluzione del progetto-senso dei genitori e, dunque, della malattia.

«I genitori non sono colpevoli della nostra malattia. Io non sono una vittima, devo solo comprendere. [...] Si dice che bisogna lasciare la presa per evitare che l'altro abbia un'influenza su di noi. La soluzione consiste nell'accettare, amare, tollerare e lasciare la presa.» [1]

Non solo la famiglia può agire sulle manifestazioni del nostro corpo, ma anche noi stessi, sovente, siamo veicolo e alimento delle malattie che ci affliggono: nel "giorno 2" Athias si sofferma sui rischi della sottovalutazione e dell'aspirazione alla perfezione - mali caratteristici e sempre più diffusi nella nostra società. («La perfezione è terribile, non può avere figli...», scriveva Sylvia Plath.)

«[...] la perfezione ci conduce a due meccanismi: il primo consiste nel non fare niente, perché qualunque cosa si faccia non sarebbe perfetta, ed è il comportamento caratteristico del depresso; il secondo consiste nel rendersi conto che quello che si fa non è perfetto e nell'entrare in un percorso di sottovalutazione.»

Particolarmente interessanti in questo volume sono infine i numerosi riferimenti all'etologia e al mondo animale, che sovente viene utilizzato per spiegare i meccanismi d'azione della malattia dell'uomo, in un'affascinante prospettiva "olistica" che comprende la Natura tutta e che ci permette di comprendere come anche l'essere umano possa e debba essere inserito in una prospettiva più ampia, universale, che è specchio e rappresentazione del Cosmo nell'Uno.

Scritto in forma scorrevole e decisamente accattivante anche per i "non addetti ai lavori", il saggio di Athias merita senz'altro una lettura meditata e ragionata: se non possiamo ambire all'immortalità, è pur che possiamo cercare di ampliare i limiti della nostra consapevolezza per il nostro benessere e per il bene di coloro che amiamo.

Note:
[1] Gérard Athias aveva già affrontato il tema del progetto inconscio della famiglia ne Le radici familiari della malattia (Venexia Editrice, 2009), che trovate recensito sul blog Spaziofatato.


G. Athias
La biologia e il senso della malattia
Venexia Editrice
219 pagine


Eloisa Massola

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